Giovedì 29 aprile 2021 alle ore 12, presso il Guado Officine Creative, in diretta Facebook (@cascinaguado), incontro con Giuliana Adamo e Gabriella Cinti, intorno a EMILIO VILLA, una delle massime voci della poesia italiana del Novecento, sperimentatore e funambolo che dà alle parole, oltre il senso, nuove vite, combinazioni sonore, plurilinguismi, esplorazioni della pagina. Giuliana Adamo presenta, con l’autrice, il volume “All’origine del divenire: il labirinto dei Labirinti di Emilio Villa” di Gabriella Cinti (ed. Mimemis).
«Sempre in fuga, irrequieto dalla nascita, indipendente, scevro da compromessi, avventato (prima) e coraggioso (poi), perseguitato e scampato, vittima storica degli altri e psicologica di se stesso, Bocchetta è riuscito – ogni volta con sorprendenti vitalità e iniziativa – a sopravvivere reinventandosi in luoghi diversi, tra popolazioni diverse, ricominciando sempre da zero». (Giuliana Adamo, L’ultima voce. Vittore Bocchetta: ribelle, antifascista, deportato esule, artista Castelvecchi 2020) La memoria non è un giorno di ricordi e celebrazioni, ma è esercizio attivo e continuo. È questo lo spirito con cui, dopo l’incontro con Paola Vita-Finzi, il Collegio Nuovo – Fondazione Sandra e Enea Mattei di Pavia propone martedì 27 aprile, ore 21, in diretta Zoom e Facebook, un importante appuntamento pubblico offerto grazie alla sua Alumna, l’italianista Giuliana Adamo, Fellow del Trinity College di Dublino e Presidente dell’Associazione Culturale “Piazza del Mondo” che annovera «un gruppo di studiosi, intellettuali, artisti con un’esperienza professionale di respiro internazionale, motivati ad agire dentro i contesti della società creando occasioni di contatto e relazione con le nuove generazioni su tematiche di sentita attualità».
Per anni, con spirito storico e filologico e appassionata partecipazione umana, Giuliana Adamo ha seguito la storia eccezionale dell’“indipendente” Vittore Ernesto Bocchetta, nato a Sassari nel 1918 e scomparso qualche mese fa: una storia di genuino antifascismo e terribile deportazione cui segue, al ritorno dal campo di concentramento di Flossenbürg, uno sconcertante “dispatrio” in Argentina, Venezuela e Stati Uniti.
Con il rispetto per la spietata esperienza di deportazione – tra le sventure patite quella più atroce – è anche la narrazione di quel che accade dopo a colpire dolorosamente e a costituire un ulteriore monito: il ritorno nella non più sua Verona dell’antifascista Bocchetta rappresenta un ingombro per chi sta riorganizzando la ricostruzione, non volendo lui aderire ad alcun partito. Troppa è la sua indignazione per lo spuntare improvviso – “il 26 aprile”, annota lui con ironia – di numerosi “antifascisti” di cui non si era avuta notizia negli anni più bui di lotta e resistenza. La sua indipendenza, tratto distintivo che non gli ha impedito atti coraggiosi di partecipazione umana (ritroverà, tra l’altro, in Germania, un sergente inglese che aveva salvato e che a sua volta lo salverà), diventa isolamento che paga anche con difficoltà economiche, parzialmente alleviate dal rilancio della vita artistica teatrale veronese cui egli contribuirà fattivamente.
Proprio per questo il libro che Giuliana Adamo ha realizzato, consegnandolo al Presidente Sergio Mattarella in visita al Trinity College a Dublino (nella foto), è ancora più prezioso, dal momento che, oltre a voler documentare la memoria, quelle pagine hanno convinto il nostro Presidente a insignire Vittore Bocchetta dell’onorificenza di Grande Ufficiale al Merito della Repubblica (2018).
All’incontro del 27 aprile partecipano anche Franco Manzoni, firma storica del “Corriere della Sera” e poeta, e Alberto Rubinato, attore teatrale (e ingegnere), che leggerà alcuni passi della “ultima voce” di Vittore Bocchetta “ribelle, antifascista, esule, deportato” e… scopriremo anche “artista”: grazie anche all’arte, infatti, arriverà la possibilità di una ricostruzione in una vita di alterne vicende. Una figura poliedrica e indomita: un giovane ventenne che per laurearsi (da autodidatta) in Filosofia, osò raggiungere Firenze, in treno, nel 1944, con un falso permesso; un cinquantenne che, dopo attività come ceramista e caricaturista in Sudamerica, riuscì a conseguire un PhD in Letterature comparate a Chicago, dove nel frattempo era approdato, iniziando anche una carriera come scultore; l’ottantenne che sino a oltre il giro del suo intenso secolo non si è stancato, tornato in Italia, di “ricordare, ricordare, ricordare”: così supplicò i giovani accorsi ad ascoltarlo quando venne al Collegio Ghislieri per onorare la memoria di Teresio Olivelli, incontrato nell’inferno di Flossenbürg, nel “sottocampo” di Hersbruck. Quella cittadina dove Bocchetta sarà chiamato a inaugurare nel 2007 la sua scultura “Senza Nomi”: per non dimenticare, nessuno. L’accesso all’incontro con “Per non dimenticare Vittore Bocchetta 1910-2021” su Zoom è regolato previa registrazione (fino a 500 posti disponibili, inclusi quelli previsti per gli studenti della Conferenza dei Collegi Universitari di Merito per cui l’iniziativa rientra nelle attività formative riconosciute) su questa pagina: https://colnuovo.unipv.it/Zoom.php entro il 27 aprile, ore 18.30. La conferma dell’ammissione, con il link, viene inviata via mail entro le ore 20. Per seguire la diretta Facebook, visitate @collegionuovopavia.
Esce per i tipi di Armando Editore il libro Désordre. Futurismi di ieri e di oggi (a cura di Giuliana Adamo), frutto di un progetto dell’Associazione Culturale “Piazza del Mondo”, in collaborazione con Associazione Culturale “MotoContrario”, Associazione di promozione sociale “Accademia Internazionale di Smarano”, con il contributo di Provincia Autonoma di Trento, Comune di Rovereto, Regione Autonoma Trentino Alto Adige, Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto.
Nel libro si indaga, nella chiave del termine “désordre”, particolarmente suggestivo e produttivo, innanzitutto il futurismo della prima parte del XX secolo, ma, con questo, risonanze volte, da una parte, al passato storico, e, dall’altra, a un tempo a noi più prossimo. Il futurismo ha prodotto, all’inizio del ‘900, una rivoluzione, un sovvertimento profondo, totale, nel modo di considerare l’opera, la creatività, la comunicazione e la ricezione dell’opera. L’utopia futurista si nutre del disordine dei confini abituali in tutti i campi, rimescolando profondamente i rapporti tra le arti, il rapporto con il pubblico. Il principio del disordinamento è decisivo per il futurismo che vuole chiudere con l’ordine consolidato, in arte come in politica.
Cruciale è la figura di Fortunato Depero, il richiamo, in lui molto presente, a una profonda vocazione ludico-creativa e a un rapporto concreto-diretto, sin tattile con l’arte e i suoi materiali (di questo si occupa l’intervento di Salvatore Colazzo). Ma importante è anche l’opera di Aldo Palazzeschi, con le sue innovative costruzioni poetiche, l’ironia spiazzante, e anche qui il gioco e certa malinconia che vi si collega (l’intervento di Giuliana Adamo sulle poesie giovanili di Palazzeschi). In musica troviamo figure come Russolo, Casavola, e, pur non strettamente futurista, comunque sodale con lo spirito moderno e modernista che il movimento incarna, Casella: tutti volti a emancipare rumore e dissonanza. Esperienze successive ricercano dentro le possibilità costruttive del disordine, oppure disperdono l’opera dentro la vita sociale (continuando a evidenziare risonanze col futurismo); sino alla caduta dell’orizzonte del futuro, tratto malinconico e ombroso di quel minimalismo che sembra stare in un continuo presente (l’intervento di Cosimo Colazzo copre un tale disegno nella traccia di concetti-chiave come “disordine” e “futuro”). Ma il libro tratta del tema del disordine anche in riferimento al passato, che non mancava di dialogo, anzi poteva ricercare la relazione con il polimorfo e il molteplice, come per le silve rinascimentali, enciclopedie di curiosità che fanno della diversità, del disordine, del salto logico un motivo di costruzione (così l’intervento di Paolo Cherchi). Emilio Villa rappresenta una spinta propulsiva, centrifuga allo sperimentalismo poetico, vissuto nel gioco linguistico-sonoro, che apre le lingue singole al plurilinguismo, la catena logico-semantica alla catena logico-sonora, nel mentre emergono schegge di senso capaci di sferzare attitudini di vita tranquilla e ordinata (su questo l’intervento di Bianca Battilocchi). Infine una poesia, densa di citazioni e correlazioni sonore (di Marco Sonzogni). Bellissima la copertina per il libro, di Silvio Cattani.
In questa nostra epoca caratterizzata, da un lato dalla globalizzazione, dall’altro dalle diversità, l'Associazione Culturale Piazza del Mondo, con le sue attività, propone un dialogo aperto del polo scientifico e di quello umanistico, entrambi declinati nell’ampio spettro delle rispettive possibilità